Animal Crossing – Ovvero l'incoerenza di Nintendo. Tutta la verità, riflessioni e commenti

Dietro l'apparenza di un gioco per bambini, ambientato in un mondo utopico rappresentato con grafica da cartone animato, si nasconde un mondo distopico governato da gente dai dubbi valori morali, che spinge allo sfruttamento delle risorse naturali in modo intensivo ed alla speculazione finanziaria. Le poche attività economiche presenti sono quasi monopoli di stato o corporazioni sempre con posizioni monopolistiche sul mercato. Il fatto che il tuo personaggio faccia parte di un'oligarchia con poteri dittatoriali, con il potere di decidere chi resta e chi no sull'isola, ti mette in una posizione agiata che limita la percezione della situazione ma attenzione: vogliamo valutare uno stato in base a come sta la sua classe dirigente o a come stanno i ceti meno abbienti?

Animal Crossing è sicuramente, anche complice la quarantena, il gioco del momento. In questo piacevole videogioco si vive una vita alternativa, in ampi spazi aperti da vivere ed esplorare in piena libertà con amici reali e virtuali. La grafica, sebbene tecnicamente non eccelsa, è senza dubbio piacevole: i colori sgargianti e le forme tondeggianti conferiscono a questo gioco un’atmosfera cartoonesca.
Grazie a queste sue caratteristiche il gioco è apprezzato da un pubblico di tutte le età.
Ma cosa c’è dietro un gioco così apparentemente innocente? Probabilmente nulla, dato che è prodotto da Nintendo, un’azienda da sempre molto attenta alla morale trasmessa dai propri prodotti. Basti pensare che Nintendo Switch non ha una chat integrata per evitare turpiloqui ed altri eventi spiacevoli che possono compromettere l’esperienza di gioco dei giocatori più giovani. Anche le effusioni affettive sono tenute al minimo per preservare la purezza del pubblico più giovane: Peach al massimo dà un bacino sul naso a Mario e fra Zelda e Link non c’è mai più di uno sguardo (anche quando lei gli si mette “in quadrupedia” davanti). Anche nei momenti più violenti non si vede mai il sangue sgorgare dai nemici uccisi o feriti, e l’unico turpiloquio presente è quello che i giocatori rivolgono alle infrastrutture online di Nintendo ed alla qualità costruttiva della console (qualcuno ha detto drifting? Io ho due paia di JoyCon ed entrambi gli elementi sinistri si inventano input lungo l’asse verticale).
Ma cosa accade se guardiamo il gioco più da vicino?
Ci siamo appena traferiti su una bellissima isola deserta, per vivere un’esperienza organizzata, e presumibilmente pagata, lontani dal caos della città. Piantiamo allegramente la nostra tenda per poi aiutare i nostri compagni indecisi a fare lo stesso. Bell’inizio per un’esperienza in sintonia con l’ambiente circostante e rispettosa dell’ecosistema dell’isola!

Le cose iniziano a peggiorare
Si inizia con il primo ecomostro, il primo abuso edilizio, quando in una notte viene edificata la prima casa in mattoni e poco dopo tutte le altre. E l’esperienza isola deserta? In una casa in mattoni? Ma per fare quella casa devi pagare. Non ti dicono quanto spendono per la casa, solo quanto gli devi, così sei portato a credere che sia a tasso 0. Ma non possiamo saperlo. In cosa paghi? In stelline? Quindi questa piccola isola deserta ha iniziato a coniare monete, con un metallo giallo. Forse oro? Chi ti presta i soldi: lo stesso che li stampa. Tom Nook, della Nook Inc. Quindi l’isola appartiene ad una grande compagnia che conia le proprie monete. Sogno dei sovranisti a parte, le esperienze di vita reale più vicine a questo concetto ci vengono dal Principato di Sealand e dall’Isola delle Rose. Ma qui non abbiamo a che fare con qualche micronazione creata da qualcuno che sogna libertà ed indipendenza ma con una grande compagnia che compra delle isole per farci quello che desidera. Sentite anche voi la distopia avvicinarsi rapidamente?

Come stanno realmente le cose?
Sull’isola noi facciamo parte, immeritatamente e solo per volontà del proprietario dell’azienda, di una élite con un immenso potere decisionale. Cosa dobbiamo fare per meritarci questo lusso? Lavorare per lui, gratuitamente. Dobbiamo preparare (a nostre spese) i lotti di terreno che poi lui rivenderà ed accettare di usare la sua moneta ed i suoi device sui quali non puoi né installare né rimuovere le applicazioni. Accettare una forma di controllo capillare ed inevitabile. Fare parte di questa élite ci dà modo di non soffrire le stesse condizioni degli altri abitanti dell’isola. Abbiamo il potere di, o meglio l’autorizzazione a, chiedere al Procione Padrone di cacciare un abitante dell’Isola. Abitante a cui noi abbiamo fatto una casa, che ha pagato per trasferirsi. Basta una sola parola e questo perderà tutto, dovrà fare i bagagli ed andare via. Potete anche dirgli dove andare, e lui non potrà far altro che obbedire. E se noi lo inviassimo a qualcuno che ha pagato per averlo? Saremmo mercanti di esseri viventi senzienti, per non dire di esseri umani.
Almeno l’ecosistema dell’isola è rispettato, case a parte. No, in realtà no. In nome del prestigio dell’isola il Sig. Nook e la sua assistente ci invitano a sostituire la flora locale con dei fiori non autoctoni, abbattere e spostare alberi, spianare i prati per far posto a piazze e strade. Quindi non abbiamo pagato per un’esperienza su un’isola deserta, ma per pagare di tasca nostra l’urbanizzazione di un’isola vergine.
Ho già accennato a come Nintendo ci faccia vivere su un’isola che urbanizziamo per una grande azienda che è così potente da coniare le proprie monete, ma dal punto di vista economico è andata oltre. Speculazione finanziaria. Sto parlando delle rape. La speculazione finanziaria, al contrario del capitalismo, non crea valore per la società civile ed in Animal Crossing è il principale sistema per guadagnare denaro. Voli charter di rape solcano i cieli la domenica, quando tutti vanno a comprare nell’isola dove costano meno e poi durante la settimana, verso le isole dove vengono pagate di più. Questo sistema porta la gente a voler lucrare ancora di più, tanto da chiedere un’ingente percentuale delle vendite effettuate sulla sua isola.

Lavoro minorile e monopolio
Evidentemente per garantirsi i maggiori profitti possibili, il Sig. Nook permette sulla sua isola la presenza di un solo negozio per tipologia, questo significa che i negozi hanno il monopolio sulla compravendita della tipologia di merce e possono fare il prezzo che preferiscono.
Come ciliegina sulla torta il primo negozio che paghi perché sia aperto è quello gestito dai figli, piccoli, del Sig. Nook. O meglio orfani che lui ha adottato, ma che benefattore, per farli lavorare da mattina a sera senza poter uscire dal negozio.

Ricapitolando
La perbenista Nintendo, tanto attenta alla morale nei suoi giochi, introduce meccaniche di commercio di esseri umani e speculazione finanziaria, assenza di concorrenza, sfruttamento minorile e spinge verso lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali dell’isola. La trovata della Nook Inc. è geniale, convince la gente a pagare per andare su un’isola deserta, la convince a lavorare per renderla produttiva, anche se non vedrà soldi reali per il suo operato mentre lui avrà pesci, insetti, risorse minerali, legna e frutta da rivendere per soldi reali mentre tu vivi la tua piccola utopia fatta di stelline ed un falso senso di potere e libertà su quella piccola isola dell’arcipelago di proprietà della Nook Inc..

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