Recensione – Paper Mario: Color Splash

Recensione pubblicata originariamente il 5 ottobre 2016 nel vecchio portale (tutti i commenti si trovano lì). Codice download fornito da Nintendo.


Aggiornamento di maggio 2020: è appena stato annunciato Paper Mario: The Origami King. Per l'occasione ho riletto questa recensione e... devo dire che a mente fredda la mia opinione di Color Splash è peggiorata. Resto dell'idea che le battaglie siano noiose, questo lo pensavo nel 2016 e lo penso tuttora. A differenza del 2016, però, non ho più un'opinione positiva della sceneggiatura di Color Splash. I personaggi sono troppo anonimi, e anche se sul momento il gioco mi ha strappato qualche sorriso non mi ha lasciato dei bei ricordi come Paper Mario, Il Portale Millenario e Super Paper Mario. Neanche lontanamente. Preserverò comunque questa recensione con il voto del 2016, ma ci tenevo a lasciare questa nota. – Storm


Le prime voci di corridoio su un nuovo Paper Mario si sono diffuse a gennaio. Gran parte della community (e il resto di internet) ha risposto in coro: “speriamo che non sia come Sticker Star!”. ...Era come Sticker Star. Sono esplose critiche, pregiudizi, petizioni per rimandarlo e trasformarlo in un RPG tradizionale, addirittura petizioni per cancellarlo.

In un certo senso capisco il loro punto di vista: sono cresciuto a pane e Paper Mario, ho storto il naso con Sticker Star e sì, ho preso in giro Color Splash e la sua... sfrenata passione per i Toad. È un gioco totalmente diverso dagli episodi del 2000, ma merita una cattiva reputazione per questo? Oh, no. Paper Mario: Color Splash è finalmente arrivato, ci abbiamo giocato, e si è rivelato un buon gioco. Scopriamo i suoi pregi (e i suoi difetti) e capiremo perché.

Benvenuti nell'Isola Prisma

Color Splash è una gioia per le nostre pupille.
Color Splash è una gioia per le nostre pupille.

Durante una notte buia e tempestosa, Mario riceve una visita dalla Principessa Peach. Un Toad privo di colore è stato… spedito con posta prioritaria dalla lontana Isola Prisma. L’idraulico e la principessa si imbarcano per l’isola e scoprono che è stata sbiancata e depredata delle sue “Vernistelle”, fonte inesauribile di colore. Con l’aiuto del secchio di latta Tinto e del fidato Martellobaleno, quindi, Mario parte all’avventura per salvare l’Isola Prisma e scoprire la causa del disastro.

Come avrete capito, il colore è una meccanica importante del gioco: colpendo l’ambiente e i nemici otteniamo goccioloni di vernice, che possiamo spendere per colorare (potenziare) i nostri attacchi e ridipingere le zone scolorite. So cosa temevano gli scettici: “sarà un gimmick inutile!”. Invece è un sistema ben studiato e divertente, che stimola l’esplorazione senza mai risultare invadente. Colorare i livelli, infatti, è quasi sempre opzionale. La gestione della vernice non è mai una preoccupazione fuori dalla battaglia – anzi, è pressoché infinita nella maggior parte dei livelli, ed entra in gioco solo nelle battaglie più lunghe per il bene della strategia.

La divisione in livelli, questa volta, è sfruttata davvero bene.
La divisione in livelli, questa volta, è sfruttata bene.

L’esplorazione è uno dei pregi di Paper Mario: Color Splash. Siamo di fronte a un gioco d’avventura non lineare, diviso in pochi grandi livelli, ciascuno con almeno una Vernistella da recuperare. Color Splash infatti non si sviluppa “da punto A a punto B” come Super Paper Mario e Paper Mario: Sticker Star, ma ci propone mondi da esplorare con una discreta libertà nella scelta del prossimo obiettivo. Molto spesso ci ritroveremo a tornare nelle aree precedenti per risolvere questioni in sospeso e sbloccare nuove strade. Gli enigmi sono basati sulle ambientazioni, e si integrano all'esplorazione quasi in stile Zelda.

Sotto questo aspetto non è privo di difetti: alcuni livelli richiedono del backtracking di troppo (problema di cui Il Portale Millenario si rendeva spesso colpevole, ad essere sinceri), la meccanica del ritaglio è piuttosto fine a se stessa, ma è un’avventura solida che ci porta a spasso per ambientazioni creative e situazioni originali. Perché sì, finalmente, Color Splash riporta ai Mario “RPG” quella creatività che era venuta a mancare in Sticker Star e persino in Paper Jam Bros. Ci ritroveremo alla presa con missioni assurde, talvolta in una base militare segreta, in un circo, in un albergo che fa tanto “Mario’s Mansion”, in una nave dei pirati, in una palestra piena di Tipi Timidi che fanno addominali... persino in un universo parallelo.

Mario pensa: “ho già visto questo film”.
Mario pensa: “ho già visto questo film”.

E le battaglie?

I nuovi combattimenti basati sulle carte non sono privi di difetti.
Arriva la nota dolente.

Finora mi sono concentrato sull’aspetto avventuroso, ma Color Splash ha un sistema di battaglie a turni basato sull’impiego di carte a singolo uso. Per attaccare (per esempio, effettuare un salto) dobbiamo giocare la carta del salto, che verrà consumata permanentemente. Le carte si ricevono dai nemici sconfitti, nel negozio, dai blocchi e colorando le macchie bianche sparse per il gioco. Abbiamo spazio e monete a volontà per crearci il mazzo che più ci aggrada, adottando strategie diverse in base alle caratteristiche dei nemici.

Questo sistema, simile a Sticker Star, sarà controverso per i fan dei giochi di ruolo. Ciascun attacco va ponderato, persino i nemici più deboli richiedono una certa dose di ragionamento per preservare le carte più forti. Al contrario dell’episodio per 3DS i nostri sforzi in battaglia sono ricompensati con monete, vernice e Punti martello che ci rendono più forti (non si parla mai esplicitamente di “livelli” o “esperienza”): meglio di niente. Salire di livello permette anche di sconfiggere i nemici più deboli senza entrare in battaglia, per il bene del ritmo e dell’esplorazione.

Intelligent Systems non ha pensato un sistema molto intelligente per i boss. Hah.
Intelligent Systems non ha pensato un sistema molto intelligente per i boss. Hah.

Insomma, le battaglie finalmente... sono funzionanti, ma non aspettatevi un sistema particolarmente profondo. La crescita delle tre “statistiche” (PV, capienza della vernice e forza) è automatica e del tutto prestabilita, priva di qualsivoglia personalizzazione all'infuori della scelta delle carte. La strategia si riduce spesso al solo ragionamento “mi conviene spendere una carta forte subito o la tengo per dopo?”. Inoltre il sistema di controllo in battaglia è piuttosto scomodo: bisogna premere troppi tasti (o compiere gesti sul touch screen) per selezionare una carta, di conseguenza ogni mossa si prolunga più del necessario.

Le lotte contro i boss sono la parte del gioco che ho apprezzato di meno: sono basate interamente sugli “Oggetti”. Si tratta di oggetti giganti realistici come il Ventilatore, il Gatto portafortuna, l’Osso e via dicendo, che bisogna usare in punti prestabiliti della battaglia per sconfiggere automaticamente i Bowserotti di turno. Questo vero e proprio omicidio della strategia rende i boss prevedibili, e talvolta anche frustranti: se hai malauguratamente mancato l’oggetto necessario sei costretto a scappare dalla battaglia e andare a recuperarlo.

The Toad Show

Color Splash ha un tono totalmente diverso da ogni Paper Mario pubblicato finora. Il gioco è ricco di dialoghi ma privo di personaggi nuovi, tutti perlopiù presi in prestito dai giochi di piattaforme. Molti fan – incluso il sottoscritto – si domandavano: “come riusciranno a fare una buona sceneggiatura se i personaggi sono tutti Toad?”. Diciamo che se la sono cavata abbastanza.

La premessa narrativa non è delle più intriganti: Bowser e la sua truppa portano scompiglio nell’isola di turno, Mario deve salvare il mondo, la principessa Peach dura appena qualche ora prima dell’inevitabile rapimento. Non ci sono i toni epici dei primi tre giochi, niente leggende millenarie, buchi neri interdimensionali da tappare, streghe malvagie da sigillare. Paper Mario: Color Splash ha invece i toni di una commedia a tutto tondo, quasi una situation comedy in cui ogni episodio (livello) rappresenta una situazione originale o una piccola avventura da cui Mario e Tinto si dovranno tirare fuori.

Quando vedi Mario citare Metal Gear Solid, Sonic e persino L'Esorcista non puoi più avercela con gli sceneggiatori.
Quando vedi Mario citare Metal Gear Solid, Sonic e persino L'Esorcista non puoi avercela troppo con gli sceneggiatori.

La maggioranza del “cast” di personaggi è rappresentata da Toad (quelli un po’ più buoni) e Tipi Timidi (quelli un po’ meno buoni), che pur somigliandosi tutti hanno personalità variegate e ruoli unici nella trama. Un giorno ci ritroveremo ad esplorare mondi paralleli con i pirati, un altro giorno assisteremo a un musical galleggiando su un secchio di legno, il giorno dopo aiuteremo dei fantasmi a trovare pace per poi aiutare delle spie a infiltrarsi in una base nemica sottomarina. Il fatto che tutti questi personaggi abbiano sempre lo stesso aspetto è oggetto di ironia da parte degli stessi scrittori, ed è affrontato con tanta comicità.

Pericolo, insomma, scampato per quanto riguarda la qualità dei dialoghi, anche in questo caso di tutt’altro livello rispetto ai recenti Mario RPG. Certo, vorrei sempre imbattermi in personaggi nuovi e colorati nelle avventure di Mario, ma per una volta le facce familiari riescono a brillare e divertire fino in fondo. È un gioco che può strappare un sorriso sia agli appassionati della serie, sia ai nuovi arrivati.

Le vostre domande

Ecco tre cose che avete chiesto nel topic di discussione e su Facebook nei giorni scorsi.

Oltre Huey, ci sono personaggi originali?

Zackee

Se consideri i Toad dai nomi unici personaggi originali, ne è pieno. Altrimenti non ci contare.

Quanto sono caratterizzati i Bowserotti?

Alternis

Ciascun Bowserotto ha la sua personalità, sono tutti ben scritti e divertenti, ma non appaiono quasi mai al di fuori dei loro livelli. Forse su questo aspetto Paper Jam Bros. ha fatto un lavoro migliore.

Ma Bowser, Kamek e Bowser Junior ci saranno?

Roberto Amore

Bowser e Kamek sì, sono presenti e hanno un ruolo importante nella storia. Bowser Junior invece questa volta è assente.

Conclusione

Paper Mario: Color Splash fa della sceneggiatura, l’esplorazione e la realizzazione tecnica i suoi punti di forza. Non ha paura di essere l’erede di uno dei capitoli più criticati della serie, anzi, fa un gran lavoro per risolvere i suoi problemi e nella maggior parte dei casi ci riesce. Se vogliamo, è quello che Sticker Star ambiva ad essere nel 2012.

I jolly

★ Buon level design
★ Aree aperte ed esplorabili
★ Sceneggiatura divertente
★ Realizzazione tecnica di qualità

25/30
I due di picche

★ Molti difetti nelle battaglie
★ Stessi personaggi di sempre

Paper Mario: Color Splash è un nuovo esperimento nella serie di Paper Mario, e questa volta è un esperimento mediamente riuscito. Non è affatto perfetto, non è quello che tutti volevano, ma è semplicemente un adventure divertente, creativo e curato, ricco di situazioni intriganti e mondi originali. Se proprio Paper Mario non potrà più essere un RPG è così che lo vorrei.

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